L’esercito russo il più barbaro e disumano del mondo

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un videomessaggio postato sulla propria pagina Facebook, ha rimarcato che “l’esercito russo rimarrà per sempre descritto nella storia come il più barbaro e disumano del mondo.
L’uccisione mirata di civili e la distruzione di edifici residenziali con tutti i tipi di armi, comprese quelle vietate dalle convenzioni internazionali: questo è proprio il marchio di fabbrica dell’esercito russo e questo marcherà davvero la Federazione Russa come la fonte del male”.

Salute e …peggio nun nisse.

da

Tutto il sangue è rosso

Tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo! Non fosse che per questo dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla.

Charles Bukowski

Traduzioni ed interpretariato italiano - ucraino e ucraino - italiano

La terra è un solo paese,
siamo onde dello stesso mare,
foglie dello stesso albero,
fiori dello stesso giardino.

Seneca

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Troppo spazio mediatico ai no vax

Cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i Rappresentanti delle Istituzioni, delle Forze Politiche e della Società Civile, ha detto: “La prima difesa dal virus è stata la fiducia della stragrande maggioranza degli italiani nella scienza, nella Medicina. Vi si è affiancata quella nelle Istituzioni, con la sostanziale, ordinata adesione a quanto indicato nelle varie fasi dell’emergenza. Le poche eccezioni, alle quali è stato forse dato uno sproporzionato risalto mediatico, non scalfiscono in alcun modo l’esemplare condotta della quasi totalità degli italiani”.

Salute e …peggio nun nisse.

Fallimento della sanità lombarda

Secondo Gallera, assessore al welfare della Regione Lombardia, l’indice di contagio uguale a 0,50 significa che per ammalarti al Covid-19 devi incontrare due positivi insieme.
Lo ha detto davvero: “Per infettarmi servono due infetti allo stesso momento. E non è così facile”.
Se quello che ha detto l’assessore Gallera fosse vero, entrare in contatto con un solo malato di Covid-19 non costituirebbe un pericolo.
Naturalmente non è vero!
Più che altro non è facile sparare una castroneria simile.
Purtroppo chi l’ha detto è l’uomo che gestisce la Sanità in Lombardia, per di più durante una pandemia!
Se la Lombardia fosse una nazione, sarebbe fra le quindici più popolose nazioni d’Europa e fra le novanta più popolose del mondo, ma sarebbe al settimo posto in Europa per numero di contagi da Coronavirus e al tredicesimo posto nel mondo, davanti a stati come il Canada, il Messico, e perfino la Cina.

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Dopo la fase 2: fase 3 o ritorno alla fase 1?

Quali sono i criteri con cui l’Organizzazione mondiale della Sanità dichiara conclusa un’emergenza epidemica?
L’emergenza finisce dopo DUE PERIODI DI INCUBAZIONE COMPLETI in cui non si registrano nuovi contagi.
Per l’Ebola sono 42 giorni.
Potrebbero essere 30 giorni per la SARS-CoV-2.
Dopo di che, è richiesto a ogni paese di mantenere un’elevata sorveglianza per 90 giorni.

A mano a mano che ci si avvicina alla soglia dei 28 giorni, il colore del territorio virerà dal rosso più intenso verso un verde sempre più scuro.

Attenzione: basta un solo contagio perché il conteggio riprenda inesorabilmente da zero.

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Il sacrificio dei camici bianchi

La pandemia ha creato una grave carenza di personale, sia perché servono più medici e infermieri per gestire i pazienti COVID-19 sia perché molti di quelli in servizio si contagiano e si ammalano.
Sono migliaia tra medici, infermieri e operatori di qualsiasi livello, che sono stati contagiati dal coronavirus. La letalità negli operatori sanitari è pari all’1% nella fascia 60-69 anni e 11,7% nella fascia 70-79 anni.
La Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) informa che 116 medici hanno perso la vita per l’epidemia di Covid 19. Ai medici si aggiungono 28 infermieri e cinque ausiliari, la più giovane di 36 anni, morti nei giorni scorsi dopo aver contratto il virus nei reparti.
I medici anziani rientrano nella fascia di età in cui la mortalità per COVID-19 è più alta e vanno tutelati per non perdere per sempre un prezioso patrimonio di esperienza.

2020-04-15 (2)

Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO, ha detto: «Dobbiamo fare tutti una riflessione su come, in questo Paese, è stato garantito, per i medici e gli operatori sanitari, il diritto alla sicurezza sul posto di lavoro. Lo dobbiamo a tutti i colleghi deceduti, a tutti i professionisti che hanno sacrificato la loro vita nel tentativo di curare e salvare i pazienti. Dobbiamo ripensare il sistema, oggi particolarmente fragile e incapace di rispondere al bisogno di sicurezza dei professionisti. Ogni vittima ha scavato un solco profondo sulla pelle e nel cuore di ogni medico italiano. Le lacune e le omissioni organizzative sono difficilmente comprensibili e ancor più difficilmente giustificabili, alla luce di questi numeri drammatici».

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Emergenza nell’emergenza

Dopo cinque giorni di lockdown totale in India, con il quale si voleva ottenere la chiusura di ogni attività e chiedere a un miliardo e trecento milioni di persone di chiudersi in casa e mantenere le distanze uno dall’altro, si è ottenuto tutto il contrario.

Centinaia di migliaia di lavoratori giornalieri, che in tutto il Paese si erano trasferiti nelle città dai loro villaggi o aree rurali e che improvvisamente ritrovatisi disperati, da quando da un giorno all’altro hanno perso il lavoro senza altra possibilità di sostentamento, si sono ammassati lungo le strade, alle frontiere, o nei dintorni delle stazioni ferroviarie o degli autobus, nel tentativo di tornare al loro stato d’origine.
A causa del blocco totale di tutti i mezzi di trasporto l’unico modo di tornare a casa è a piedi, a volte percorrendo anche centinaia di chilometri. Un tentativo, purtroppo, senza speranza.
Il governo centrale ha detto che spetta a ciascuno Stato assicurare che le frontiere restino chiuse e che nessuno le oltrepassi.
Purtroppo una bomba socio-economica è destinata a scoppiare insieme a quella sanitaria.


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Grazie Albania

L’Albania ha inviato 30 medici e infermieri in aiuto ai colleghi impegnati nella lotta al coronavirus in Italia.
Il premier albanese Edi Rama, salutandoli all’aeroporto di Tirana, ha detto: “… E’ vero che tutti sono rinchiusi nelle loro frontiere, e paesi ricchissimi hanno voltato le spalle agli altri, ma forse esattamente perché noi non siamo ricchi e neanche privi di memoria, non ci possiamo permettere di non dimostrare all’Italia che gli albanesi e l’Albania non abbandonano mai l’amico in difficoltà. L’Italia è casa nostra da quando i nostri fratelli e sorelle ci hanno salvato nel passato, ospitandoci e adottandoci quando l’Albania bruciava di dolori immensi.

Oggi siamo tutti italiani, e l’Italia deve vincere e vincerà questa guerra anche per noi, per l’Europa e il mondo intero…”.

Un bellissimo gesto di solidarietà e di grande cuore, ancora più commovente se si considera che l’Albania ha un’estensione territoriale poco più grande della Sicilia e che continua a misurarsi con difficoltà economiche e sociali.
È inoltre una lezione morale alla “vecchia Europa” e per tutti…


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